Pignoramenti per debiti

Il pignoramento per debiti è la procedura di espropriazione forzata di un bene. La stessa che l’ufficiale giudiziario predispone per cartelle o ingiunzioni di somme dovute allo Stato (per multe o tasse). Questa tipologia di azione è un atto esecutivo che mira all’esproprio dei beni del debitore per soddisfare il diritto di un creditore.

Pignoramenti per debiti

A livello puramente pratico, questo avviene quando un debito non viene saldato e quando strade meno “aggressive” per ottenere il risarcimento da parte del creditore non sortiscono nessun effetto. A seconda del caso, i pignoramenti per debiti possono coinvolgere beni mobili.

Praticamente qualunque oggetto presente nell’abitazione del debitore, salvo un elenco ben precisato che comprende il tavolo, le sedie pari al numero degli occupanti la casa, la branda del letto, le lampadine, gli oggetti di culto, gli alimenti, combustibile per un mese e i beni strumentali per lavorare.

Oltre a poter essere sequestrati i beni mobili, come auto, quadri, gioielli, ma anche i frutti pendenti nel caso di un’azienda agricola, si possono pignorare gli immobili. Non solo: in alcuni casi, questa azione può coinvolgere altri terzi. Un esempio, in tal senso, è il pignoramento di un conto corrente bancario.

Come si svolgono i pignoramenti per debiti?

Ovviamente, questo tipo di intervento deve essere accompagnato da una procedura burocratica piuttosto complessa.

Innanzitutto il creditore deve ottenere una sentenza a proprio favore da parte di un tribunale. Con l’accettazione della richiesta, esso può compilare un’apposita documentazione che delinea con precisione l’azione che si intende intraprendere.

L’atto di precetto del pignoramento infatti, deve riportare con precisione il credito per il quale si è avviata la pratica. Questa informazione è accompagnata da indicazioni riguardanti il debitore, come residenza e domicilio.

Il debitore coinvolto ha solitamente almeno 10 giorni di tempo per pagare la somma indicata. Nel caso ciò non avvenga, entro 90 giorni è possibile agire attraverso il pignoramento.

Pignoramento di beni insufficiente: come si procede?

Cosa succede se, una volta eseguito il pignoramento, i beni raccolti non soddisfano le necessità del creditore? In questi casi, tutt’altro che rari, il debitore è tenuto a indicare altri beni in suo possesso (inclusi forme di credito verso terzi) dai quali il creditore potrà attingere.

Durante questa fase di ricerca, il presidente del Tribunale può agire anche attraverso ricerche telematiche al fine di individuare beni pignorabili in possesso del debitore.

Nel caso il debitore sia un imprenditore, l’ufficiale giudiziario può andare ad analizzare le scritture contabili dello stesso per cercare di individuare potenziali vie percorribili per coprire il passivo.

Se il debitore è un nullatenente invece, la situazione è diversa. In tal senso, il creditore non avrà nessuna via percorribile per riottenere il proprio denaro. Sotto questo punto di vista, l’unica speranza di saldare il debito è agire in futuro, quando il soggetto potrebbe non rientrare più nella categoria dei nullatenenti.

In altri casi, invece, è possibile farsi valere direttamente nei confronti degli eredi del debitore.

Riduzione o cessazione del pignoramento

I pignoramenti per debiti, in alcuni casi, possono essere soggetti a riduzioni della somma dovuta. Se il giudice dispone di una diminuzione rispetto ai beni da pignorare infatti, l’esecuzione dell’atto andrà a intervenire per la cifra decisa dallo stesso.

Non solo: va poi considerato che se il creditore non fa esplicita richiesta per l’assegnazione o la vendita dei beni ottenuti entro 45 giorni, il pignoramento perde di effettività e viene considerato non più attuabile.

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