Nullatenenza: Cosa possono pignorare se non ho nulla?

Molte persone si trovano in una situazione debitoria per la quale arrivano a chiedersi: “cosa mi possono pignorare se non ho nulla?”.

Nullatenenza: Cosa possono pignorare se non ho nulla?

In effetti si tratta di una situazione molto comune e occorre stabilire quando il creditore ha facoltà di esperire il pignoramento e quando invece può denunciare il debitore in caso di truffa o insolvenza fraudolenta.

Del resto, la nullatenenza non ha regole generali che valgono per tutti. Ma occorre stabilire caso per caso. Infatti, per le obbligazioni contratte con privati (banche, fornitori, padrone di casa, condominio) valgono regole differenti rispetto agli obblighi che si hanno col Fisco. Quindi con lo Stato. Per il quale vigono limiti di pignoramento più stringenti. Al punto che pure chi si ritrova un bene intestato finisce per non rischia alcunché.

Cos’è il pignoramento?

Prima di vedere effettivamente cosa può accadere a chi non ha nulla in caso di debiti non pagati, vediamo più precisamente cos’è il pignoramento.

Si tratta di una procedura amministrativa che ha come scopo quello di capire quali siano i beni del debitore per poterli mettere all’asta. Dalla quale si ricaverà il denaro con cui il creditore può ritrovare il denaro prestato.

Ciò significa che il creditore, per quanto possa avere ragione, non può permettersi di entrare in casa del debitore per prelevargli mobili o oggetti al fine di recuperare i suoi soldi. Può solo avvalersi di oggetti con un valore di mercato certo, come può essere l’oro o un’automobile.

Il pignoramento si divide in 3 tipi:

  1. beni mobili: l’esempio più tipico è quello degli arredi di casa
  2. immobili: si pensi a case e terreni
  3. crediti verso terzi: per esempio lo stipendio, la pensione, il conto corrente, ecc.

Il creditore, quanto meno, ha facoltà di valutare che tipo di pignoramento occorre intraprendere. E può farlo informandosi meglio sul debitore, per comprendere come può agire nel modo migliore. Per esempio, può intraprendere indagini personali o rivolgersi ad apposite agenzie.

O, ancora, il creditore può rivolgersi all’Anagrafe tributaria, che costituisce un enorme registro informatico dell’Agenzia delle Entrate dove sono riportati tutti i redditi di proprietà dei contribuenti, nonché i conti correnti.

Pignoramento quando scatta

Il creditore può utilizzare l’arma del pignoramento. Ma per poterlo sfruttare occorre che si procuri un “titolo esecutivo”, vale a dire un documento ufficiale che attesti la sussistenza del proprio credito.

Una prova, per dirla in soldoni, che può assumere le seguenti forme:

  • una sentenza (anche se solo di primo grado)
  • un decreto ingiuntivo non opposto
  • un assegno
  • una cambiale
  • un contratto di mutuo stipulato dinanzi al notaio

Il creditore si avvale dell’ufficiale giudiziario del tribunale per notificare al debitore il cosiddetto atto di precetto, che altro non è che un invito a pagare entro 10 giorni. Trascorsi inutilmente i quali si procederà all’esecuzione forzata.

Il creditore si rivolge quindi all’ufficiale giudiziario per dare esecuzione al pignoramento. Unica arma che ha a disposizione, dato che non può denunciare il debitore. Anche se quest’ultimo volutamente non ha adempiuto ai suoi obblighi verso di lui.

Del resto, la legge in materia è chiara: non pagare un debito non è reato, ma un illecito civile. Dunque non si finisce nel penale, almeno che, come accennato nell’incipit, emergano due reati:

  1. truffa: quando il debitore ha aggirato il creditore per ottenere denaro e si parla di intento fraudolento basato su comportamenti messi in atto per camuffare la situazione reale del debitore
  2. insolvenza fraudolenta: scatta quando il debitore nasconda al creditore, al momento della conclusione dell’accordo, la sua effettiva capacità di onorare in futuro il suo debito. Per esempio, millanta di avere un lavoro dipendente che assicura l’onore del debito, ma sa bene che a breve sarà licenziato. Omettendo così questo dato al creditore, che presta denaro certo che gli sia restituito

Cosa mi possono pignorare se non ho nulla?

Detto di cosa può fare un creditore, quindi di cosa sia il pignoramento, vediamo cosa può accadere a chi non ha nulla su cui il creditore può rivalersi.

Il creditore dovrebbe solo sperare che in un futuro per il debitore le cose vadano meglio. Quindi, per esempio, trovi un lavoro, erediti un bene mobile o immobile, ecc. In questi casi, infatti, il debitore diventa ciò che in gergo si dice “solvibile”. Ovvero, può assolvere ai suoi doveri.

Se ciò dovesse accadere, il creditore può fare un nuovo tentativo di pignoramento. Ma nell’attesa, dovrà stare attento che il proprio diritto di credito non finisca in prescrizione. Per evitare ciò, deve rinverdire la posizione in difetto del debitore, inoltrandogli di tanto in tanto una diffida di pagamento con raccomandata a.r. (quella per intenderci con ricevuta di ritorno). O, introdotta in tempi più recenti, a mezzo di Posta elettronica certificata (PEC). La quale ha valore ufficiale sia nei confronti delle istituzioni che dei privati. Conservando sempre copia della notifica.

Ricordiamo che, almeno su questo, il creditore può contare sul fatto che la prescrizione scatti dopo 10 anni per i crediti derivanti da contratti (salvo quelli coi professionisti che è invece di 3 anni). Mentre dopo 5 anni per i crediti derivanti da danni e altri atti illeciti.

Dunque, se il debitore è nullatenente – non ha una casa di proprietà, non ha un’auto né oggetti in denaro, non ha un conto corrente né uno stipendio e così via – il creditore non può fare nulla. Proprio perché non può levargli contro neppure l’arma del pignoramento.

C’è poi da dire che il creditore non potrà mai sapere se il debitore è davvero del tutto nullatenente. Non è difficile che accada che quest’ultimo nasconda eventuali preziosi, contanti, ecc. Infatti, può accadere che l’ufficiale giudiziario tenti di rifarsi sui beni mobili non trovando nulla.

Se anche il debitore ha uno stipendio o una pensione, il creditore ne può pignorare fino a massimo un quinto al mese (calcolato sul netto). Eventuali precedenti trattenute per cessioni volontarie del quinto non valgono a ridurre l’importo pignorabile.

Cosa non può pignorare mai un creditore

Va poi detto che ci sono alcuni beni impignorabili, anche qualora fossero le uniche cose che un debitore possegga. Come:

  • anello nuziale
  • oggetti di valore sacro o religioso (statuette, crocifissi, quadri, ecc., salvo caso in cui abbiano un valore notevole e quindi possono rientrare tra beni di lusso pignorabili e non più afferenti solo al proprio culto)
  • vestiti
  • letti
  • tavoli e le sedie necessari per consumare i pasti
  • armadi
  • cassettoni
  • frigorifero
  • stufe
  • cucina
  • lavatrice
  • utensili di casa

Oltretutto, anche qualora il debitore abbia un conto corrente, il creditore non può pignorarlo per intero qualora serva per farsi accreditare pensione o stipendio.

La parte pignorabile è quella che eccede il triplo dell’assegno sociale (all’incirca 1350 euro). Mentre tutte le altre mensilità accreditate sono pignorabili fino a massimo un quinto.

Quindi, in tutti questi casi è come se si venisse a creare quasi una situazione di parziale nullatenenza.

Cosa può pignorare il Fisco se non ho nulla

Se come visto la legge è abbastanza benevola con un debitore in caso di debito verso privati, lo è ancora di più nel caso in cui la situazione debitoria fosse incorsa rispetto al Fisco.

Per esempio, non c’è bisogno di essere del tutto in una situazione di nullatenenza per scongiurare il pignoramento. Per esempio, la prima casa di proprietà non è pignorabile, salvo caso in cui sia di lusso. Oltre al modesto valore, deve anche servire come civile abitazione e deve essere luogo di residenza del contribuente.

Occorre poi aggiungere che, anche qualora il debitore vanti più abitazioni di proprietà, ugualmente non rischia il pignoramento immobiliare qualora l’ammontare del debito complessivo con il Fisco fosse inferiore a 120mila euro. E/o il valore dei suoi immobili fosse inferiore a 120mila euro.

E c’è di più: anche qualora il debito per cartelle esattoriali dovesse superare tale soglia, si potrebbe benissimo pagarne solo una parte al fine di farlo scendere al di sotto dell’asticella prevista. Cosicché la casa sarebbe salva da pignoramento.

Cosa possono pignorare se non possiedo nulla ma sono sposato?

Veniamo ad un’altra casistica: un nullatenente sposato. Secondo le disposizioni attuali, il debito viene trasmesso per metà dei propri debiti al coniuge. Ma solo nel caso in cui viga il regime della comunione dei beni. Sarà così possibile possibile pignorare i beni del coniuge – anche lo stipendio – ma nei limiti del 50%.

Quindi, è come se fosse per metà corresponsabile della situazione debitoria.

Alienazione di immobili a moglie o figli del debitore cos’è

C’è poi un’altra fattispecie giuridica: il creditore può chiedere l’alienazione di immobili alla moglie o ai figli del debitore nel caso in cui tali contratti fossero stati stipulati fino a 5 anni prima dell’insorgere del debito. Quindi, avviene una vera e propria revoca.

La ratio di questa disposizione è legata al fatto che si voglia evitare che il debitore abbia alienato i propri beni al/alla coniuge o ai figli proprio per evitare il pignoramento. E il lasso di tempo di 5 anni viene considerato un discreto arco temporale per alimentare sospetti che ciò sia stato fatto per tale scopo. Quindi i contratti possono essere annullati e il debitore può rivalersi sul bene.

Infine, va aggiunto che tale azione revocatoria intrapresa dal richiedente non è richiesta se l’immobile è alienato (termine tecnico che nel caso di un immobile significa venduto o donato, quindi non più dello stesso proprietario) nell’arco di un anno.

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