Legge Salva Suicidi: Che cos’è e come funziona

Il fenomeno di sovraindebitamento è sempre più comune, sia per quanto concerne aziende che per singoli privati. Le condizioni, non sempre vantaggiose, imposte dalle banche e la crisi imperante, senza tralasciare i debiti contratti con altre persone fisiche che possono rivelarsi usurai, sono potenzialmente trappole in cui chiunque può cadere; da qui nasce la Legge Salva Suicidi.

Basta un imprevisto, la necessità immediata di una grossa quantità di denaro, e il soggetto entra in un circolo vizioso dal quale non riesce più ad uscire. In troppi casi, il sovraindebitamento ha portato al gesto estremo, al suicidio diverse persone e, proprio per questo motivo, lo stato italiano ha deciso di intervenire con una norma a tutela di cittadini e imprenditori.

Questa normativa, ovvero la Legge 3 del 2012,  prevede l’attivazione di una procedura in Tribunale per favorire  quei soggetti sovraindebitati che non hanno un possibile sbocco dal passivo con le proprie possibilità. Proprio sotto questo punto di vista, si tratta di un cambiamento epocale a livello di legge e diritto, visto che viene introdotta per la prima volta il termine “sovraindebitamento” nella legislazione italiana.

Nello specifico, il soggetto sovraindebitato è chi si trova in uno status che rende impossibile il saldo dei propri debiti entro una tempistica che la norma definisce “breve termine”.

Va detto che la legge Salva Suicidi non è una novità: altrove infatti, questa è già attiva da più di 40 anni (come in Gran Bretagna).

Legge Salva Suicidi: 3 tipologie di applicazioni

Va chiarito come, ad accedere a tale norma possono essere esclusivamente soggetti non fallibili, dunque singoli soggetti (siano essi dipendenti, lavoratori professioniste o pensionati), piccole imprese, aziende agricole o enti no profit.

Esistono poi altre particolari condizioni per poter fruire della Salva Suicidi. Oltre a riguardare entità non fallibili, deve essere accertato uno stato di chiaro sovraindebitamento. Comprensibilmente poi, il soggetto deve avere uno storico privo di qualunque tipo di frode nei confronti di creditori e simili.

In poche parole, il Tribunale deve accertarsi che vi sia una buona fede nel momento in cui si intraprende il percorso proposto da questa normativa. Va poi tenuto conto che, a seconda del singolo caso, esistono tre diverse procedure attuabili per procedere con l’iter della legge.

Piano del consumatore

Quando si parla di piano del consumatore, ci si riferisce a un criterio specificatamente ideato per i cittadini comuni. Se il soggetto è considerato meritevole chi, senza particolari precedenti negativi, si è trovato (indipendentemente dalla propria volontà) coinvolto in una situazione che ne ha causato il sovraindebitamento.

Rientrano in questa categoria i consumatori che si sono trovati a fronteggiare eventi come calamità naturali o malattie.

L’accordo con i creditori

Questa seconda tipologia di applicazione della legge Salva Suicidi, va a coprire potenzialmente qualunque tipo di debitore.

A livello puramente pratico si tratta di un concordato tra il soggetto indebitato e i suoi creditori. In tal senso, l’accordo è da ritenersi valido se il 60% dei creditori accetta questa formula (in questo caso, i restanti sono obbligati ad adeguarsi allo stesso).

Si tratta ovviamente di una riduzione cospicua della somma che i creditori andranno a ricevere dopo tale procedura.

Liquidazione del patrimonio

Si tratta di un meccanismo che si adatta a chi non è in grado di soddisfare i propri creditori, ma vuole ugualmente liberarsi in qualche modo dall’oppressione dei debiti. La pratica di sdebitamento, in questo caso, prevede la vendita di beni per sistemare la situazione.

La principale differenza rispetto al pignoramento e l’asta, risiede nel fatto che in questo caso la vendita dei beni viene effettuata a un prezzo base più equo, evitando ulteriori perdite per il povero indebitato, ma assistendo e mediando nel suo interesse.

Come funziona questa la Legge Salva Suicidi?

A livello puramente pratico, la legge Salva Suicidi prevede un apposito piano da presentare presso il Tribunale di residenza, in una delle modalità precedentemente citate.

Se la richiesta è accettata dal suddetto organo è poi possibile presentare la stessa documentazione ai creditori e all’Organismo di Composizione della Crisi.

Se la richiesta supera anche questo passaggio, il soggetto potrà finalmente riuscire ad intervenire per sistemare la propria situazione debitoria.

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