Debiti non pagati: ecco cosa si rischia e cosa fare

I debiti non pagati sono una costante sempre più presente nel nostro paese (e non solo). La crisi economica globale infatti ha messo letteralmente in ginocchio molte attività, piccole imprese e di conseguenza i loro dipendenti, che non riescono più a reggere la propria situazione finanziaria.

Debiti non pagati: ecco cosa si rischia e cosa fare

Sotto questo punto di vista, nella maggior parte dei casi, non pagare i debiti non è considerato un reato. Il rischio maggiore, in tal senso, è quello del pignoramento dei beni. A livello puramente pratico, una persona che ha contratto un debito e non riesce a ripianare la situazione rispetto al creditore può vedersi pignorare parte di pensione o stipendio, nonché perdere i soldi presenti sul conto corrente.

Non solo: i beni mobili, così come gli immobili, possono essere pignorati per ripianare il passivo. In molti casi poi, i debiti sono anche ereditari, dunque possono coinvolgere più generazioni.

In questo articolo seguiremo tutto il processo che si attiva quando un debito non viene pagato e i relativi rischi a cui va incontro il soggetto coinvolto nel triste girone di chi non può più far fronte alle spese ed è indebitato.

Debiti non pagati: la messa in mora

La mora è il primo passo che si avvia quando non viene saldato un debito entro i tempi stabiliti.

Si tratta di quello che potremmo definire come un semplice ritardo e, quando questo si attiva, vi sono dei maggiori interessi (stabiliti legalmente) che vanno ad aggiungersi alla somma precedentemente pattuita.

Oltre a ciò, il debitore deve risarcire eventuali danni al creditore legati al ritardo del pagamento. La procedura, in tal senso, è automatica e non richiede nessuna forma di sollecito affinché venga attivata.

Se il debitore salda dunque il debito più l’ammontare della mora, mette fine al processo e non vi saranno ulteriori conseguenze. In caso contrario, il creditore può passare ai solleciti scritti. Questi sono utili allo stesso, sia perché permettono di forzare il pagamento, sia perché permettono di evitare la possibilità che il debitore usufruisca, in futuro, della prescrizione del debito.

Per recuperare il debito, il creditore può dunque affidarsi al titolo esecutivo. Stiamo parlando di un documento che certifica il suo stato di creditore (sia esso decreto ingiuntivo, cambiale o quant’altro).

Questo documento va inviato accompagnato all’atto di precetto al debitore. Una volta che lo stesso riceve la suddetta documentazione, ha 10 giorni di tempo per pagare il proprio debito.

Se anche questa procedura non ha esito positivo e i debiti restano non pagati, il creditore può procedere attraverso l’espropriazione forzata.

L’espropriazione forzata

L’espropriazione forzata è il passaggio successivo, e decisamente più aggressivo, che un creditore attua per recuperare i debiti non pagati. Di fatto, egli agisce per ottenere i beni del debitore e rivenderli, attraverso asta, cercando di ottenere perlomeno parte del debito insoluto.

Questa procedura si avvia quando non è possibile agire su stipendi, pensioni e conti correnti. Dunque è possibile agire attraverso tre diversi modus operandi che andremo ad analizzare più nello specifico.

Espropriazione mobiliare presso il debitore

Si tratta dell’espropriazione forzata più comune. Avviene attraverso un classico pignoramento di beni effettuato da ufficiali giudiziari che, una volta espropriati, sono messi all’asta attraverso Enti preposti a tale scopo e riconosciuti dallo Stato.

Da legge, i beni non pignorabili sono tavolo da pranzo, relative sedie, letti (ma solo la branda, le testiere si possono sequestrare), oggetti di culto e strumenti di lavoro, nonché il combustibile per il riscaldamento di almeno un mese.

Risulta possibile pignorare i lampadari, ma si deve lasciare la lampadina quale sorgente luminosa. Anche i frutti pendenti possono essere oggetto del pignoramento, anche se la valutazione è alquanto difficoltosa e con troppe variabili.

Espropriazione immobiliare

In questo caso, l’istituto bancario o comunque il creditore, può rifarsi direttamente su eventuali immobili del debitore e tutto ciò che è contenuto negli stessi.

Se il debitore risiede nell’immobile, questo può generalmente vivere al suo interno fino alla sua definitiva vendita.

Espropriazione presso terzi

Nel caso il debitore sia in possesso di un bene che però è attualmente utilizzato da un altro soggetto, come un familiare, la procedura è diversa.

Questa procedura ha due opzioni:

  1. il debitore vanta un credito nei confronti di una terza persona, l’ufficiale pignorante subentra nel credito fino a soddisfare l’intera somma.
  2. La “terza persona” usufruisce di un bene il cui proprietario è il debitore stesso, ma non ne ha disponibilità diretta. Ebbene, in tal caso si potrà procedere sul bene informando il debitore e l’usufruttuario.

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