Siamo abituati a concepire l’eredità come il passaggio di beni da un defunto ai suoi legittimi successori. In realtà non sono solo i beni (mobili o immobili) e la liquidità a passare da una generazione all’altra. Potenzialmente, anche una parte dei debiti di una persona scomparsa possono cadere sulle spalle degli eredi.

Dunque, quali sono i debiti legati all’eredità e come è possibile evitarli? Andare a fondo di questa situazione può essere molto utile, in quanto spesso ci si può ritrovare sulle spalle una mole di debiti impressionante quando, con un pizzico di conoscenza, è possibile evitare gran parte degli stessi.

Debiti ed eredità: come e quali passano alla generazione successiva?

Non tutti i debiti sono ereditabili. Sanzioni amministrative di vario tipo e multe infatti, restano legate alla persona scomparsa e dunque questi possono dissolversi con la morte del soggetto. Sotto questo punto di vista vi sono alcuni esempi pratici come multe, assegni protestati o debiti già in prescrizione.

I debiti che, a meno di rinuncia o procedure particolari, sono trasmissibili riguardano tutto ciò che rientra nell’ambito civile o tributario. In questa lunga lista rientrano:

  • bollette e utenze
  • imposte dirette e indirette
  • assicurazioni auto e bollo
  • finanziamenti di vario tipo
  • rate mutuo
  • affitto di immobili
  • spese condominiali
  • fideiussioni
  • canone RAI

Attenzione: i debiti ereditabili, e relativi eventuali more e interessi, vedono il proprio ammontare crescere anche dopo la morte del soggetto. In tal senso dunque, è bene provvedere quanto prima possibile, per esempio, a disdire le utenze legate alla persona scomparsa.

Questo almeno in teoria, in quanto esistono, come vedremo in seguito, due vie percorribili per evitare di dover coprire i suddetti debiti.

Come evitare i debiti?

Entro 10 anni dall’apertura della procedura di successione, un erede può rinunciare all’eredità nella sua interezza. Ciò si rivela essenziale nel caso i debiti vadano a superare o eguagliare i beni che sarebbero ereditati.

Questo lasso di tempo, va detto, può essere molto più breve se l’erede conviveva con la persona scomparsa. In questo caso, secondo la legge, vi sono 4 mesi per effettuare l’inventario e altri 40 per prendere una decisione definitiva sull’accettazione dell’eredità o meno.

A livello puramente pratico, la rinuncia è una dichiarazione scritta attraverso cui l’erede afferma di voler rinunciare al patrimonio che gli spetterebbe per diritto. La documentazione in questione deve essere convalidata da un notaio o da un Cancelliere del Tribunale del Circondario per avere effettiva valenza.

Accettazione dell’eredità con il beneficio di inventario

La formula nota come accettazione dell’eredità con beneficio di inventario è un’alternativa alla rinuncia vera e propria.

Si tratta di una particolare soluzione che permette all’erede di accettare solo i beni (mobili e immobili) legati all’eredità e rinunciare tutto ciò che non sia prettamente materiale. Questa opzione diventa obbligatoria nel caso l’eredità vada a finire a minorenni, interdetti, minori emancipati, persone giuridiche, associazioni e fondazioni varie (a patto che non abbiano fini commerciali).

Come conoscere l’ammontare dei debiti ereditari?

Se il soggetto scomparso non è un familiare stretto, può essere difficile comprendere se esistono debiti non pagati e a quanto questi ammontano. La ricerca, in tal senso, non è particolarmente semplice.

In tal senso, è possibile per esempio muoversi attraverso l’Agenzia delle Entrate, per sapere se esistono posizioni di debito che riguardano il defunto. Un altro passo può essere chiedere istanza presso INPS e Comune, per sapere la posizione della persona scomparsa rispetto a tali enti. Informazioni riguardo lo status del soggetto possono essere ottenute anche rispetto alla banca dove lo stesso ha aperto il proprio conto corrente.

Infine, anche l’amministratore di condominio può fornire importanti informazioni riguardo le spese in arretrato ed, eventualmente, gli affitti non pagati.